#dovesivaquestasera #eventi #Musica e Spettacoli, Teatro COME UNA BESTIA Venerdì 22 gennaio 2015 - ore 21.00 TEATRO CIVICO 14 DI CASERTA Vicolo della Ratta - Caserta INGRESSO LIBERO, USCITA A CAPPELLO!
COME UNA BESTIA! Uno spettacolo della Compagnia Baracca dei Buffoni Con Antonio Perna Regia di Orazio De Rosa Scene Francesco Rivista Costumi di Teresa Papa Liberamente tratto da: Sei una bestia Viskovitz! Di Alessandro Boffa
Sinossi Uno scarafaggio arrampicatore sociale, uno scorpione killer, una spugna che vuole smettere di bere, un pappagallo che parla d’amore … Viskovitz è ognuna di queste bestie e molte altre ancora, alle prese con le loro bizzarrie, nevrosi, vanità. Ma è la condizione umana, in tutta la sua dignità e scostumatezza, a essere rappresentata attraverso queste esilaranti metamorfosi. Come una bestia! è un tour de force di comicità e intelligenza, dove il gergo scientifico diventa invenzione linguistica, la battuta aforisma. Attacchi folgoranti danno vita a intrecci pieni di sorprese, che spaziano dalla gag comica al western, dall’assurdo al blues. Sono favole ironiche che illuminano un mondo in cui si fatica a essere animali e si finisce per diventare bestie.
Per info e prenotazioni: 0823.441399 www.sciapò.it | www.facebook.com/rassegnaditeatroacappello Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. | +39 3491257101
COS’È SCIAPÒ Sciapò è una rassegna di teatro a cappello nata nel 2011 da un’idea di Domenico Santo per il Teatro Civico 14 di Caserta. Oggi, Domenico Santo e Laura Belloni, hanno portato Sciapò in 3 regioni e in numerosissimi teatri. Fare cappello significa non pagare prima, ma dopo, e solo in base al gradimento dello spettacolo. Il cappello è nato nel 1500, con la COMMEDIA DELL’ARTE, quando per la prima volta nella storia dell’umanità, fare l’artista divenne un mestiere, con i cui guadagni era possibile vivere. Questa fu una vera e propria rivoluzione, sia artistica che socioeconomica: socioeconomica perché per la prima volta i commedianti non erano più chiamati a rispondere a un signore, ma dovevano farsi imprenditori diretti del proprio lavoro; artistica, per la strettissima interrelazione fra i guadagni e quello che si faceva in scena. Ogni attore sapeva che se avesse sbagliato una battuta sarebbe stato multato dalla compagnia, perché il cappello sarebbe stato più magro; ogni capocomico sapeva che se uno spettacolo non avesse fatto un buon cappello, quella sera sarebbe stato messo a morte e non sarebbe stato replicato mai più. Il pubblico, grazie al democraticissimo cappello, era fruitore, giudice e produttore dello spettacolo, e tutta la compagnia lavorava esclusivamente per lui. Oggi, proprio come nel XVI secolo, le compagnie sono sempre più spesso chiamate a diventare imprenditrici della propria arte: quale strumento migliore del cappello? Sciapò vuole riportare il cappello nel teatro, per ridare alle compagnie la visibilità che hanno perso, grazie alla creazione di teatri, e per ridare al pubblico il potere di scegliere e il piacere di tornare a teatro.
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