Gli Arrosticini
Se volete fare letteralmente inorridire un Abruzzese, ditegli che gli arrosticini li avete cotti sulla griglia elettrica, per lui esiste ed esisterà sempre un solo, unico modo per arrostire gli arrosticini: “La Canala”. La canala è un particolare tipo di griglia stretta e lunga il cui fondo, dove si può inserire la brace, era originariamente semicircolare (spesso, in pratica, consisteva in mezza grondaia cilindrica di metallo). Oggi esistono versioni evolute a sezione quadrata che consentono una gestione più pratica e sicura della cottura.
Chi cuoce gli arrosticini può essere considerato quasi un eroe perché deve resistere per molto tempo al calore della brace e, soprattutto, alle richieste insistenti degli avventori affamati, ma la cottura fa la differenza e quindi resisterà stoicamente fino al suo termine.
L’arrosticino nasce certamente dalla tradizione pastorale Abruzzese, ma il luogo esatto della nascita è conteso tra la costa e l’Appennino. C’è chi sostiene siano nati sull’appennino come espressione culinaria della pastorizia stanziale e chi invece ritiene che siano prodotti della transumanza, ma di certo c’è solo che sono abruzzesi e di carne di pecora. In realtà sono diffusi anche nelle Marche e nel Lazio.
La produzione dell’arrosticino può essere sia manuale (taglio della carne a cubetti con coltello e successivo inserimento sullo spiedino) che industriale (cubi di fette di carne vengono inseriti in un cubo a sensi alternati per poi essere infilzati con gli spiedini e successivamente tagliati a cubetti).
Gli arrosticini sono tutelati in quanto Prodotto Agroalimentare Tradizionale italiano.
Tipicamente si consumano con vino e bruschette calde (con solo olio o verdure grigliate sotto’olio) rigorosamente non salate in quanto di sale ce ne sarà già in abbondanza sugli arrosticini.
Nelle manifestazioni e feste abruzzesi di rilievo non mancano stand dove si vendono gli arrosticini di solito a prezzo modico (tra 50 e 60 centesimi l’uno). La quantità minima consigliata per un adulto è 10 arrosticini, la massima 20 a meno di essere stati a digiuno per qualche giorno.
Attenzione se vi capita di mangiarli appena cotti, potreste scottarvi sulle guance con lo spiedo rovente.
Piccola curiosità: spesso gli arrosticini vengono chiamati anche con il termine antico rustelle che sembra risalire alla fine del ‘900.
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